ULTERIORI FUORIUSCITE ALLA PFIZER

Il 29 Novembre, mentre CGIL e UIL chiamavano i lavoratori e le lavoratrici ad aderire allo sciopero generale indetto, alcuni dipendenti in somministrazione in missione presso la Pfizer Italia di Ascoli Piceno svolgevano il loro ultimo turno in azienda.

È l’ennesimo taglio che l’azienda opera ai danni dei lavoratori e delle lavoratrici somministrate (ex interinali), ovvero quei lavoratori assunti dalle agenzie per il lavoro e poi “prestati” alle aziende. Mercoledì 27 Novembre, infatti, questi lavoratori hanno ricevuto da parte dell’Agenzia per il lavoro la comunicazione dell’interruzione della missione per il successivo 29 novembre.     
Per quanto il taglio fosse stato annunciato, i tempi di preavviso dati a questi lavoratori sono pari a zero.

È ormai un anno che la Pfizer di Ascoli manda via a blocchi lavoratori e lavoratrici in somministrazione per far fronte al calo di produzione di Paxlovid e allo spostamento in Irlanda della produzione di Madrol. La Pfizer, ma non è certo un caso isolato, utilizza i lavoratori interinali come cuscinetto per far fronte alle fasi di crisi. Durante i periodi di calo di produzione, infatti, i contratti in somministrazione sono i primi ad essere interrotti, adducendo la giustificazione che non si tratta di lavoratori diretti e per questo vengono considerati sacrificabili.

“Come categoria sindacale che difende i lavoratori somministrati non possiamo rimanere in silenzio davanti a questa situazione.” Dichiara Francesca Bollettini, coordinatrice del Nidil Cgil di Ascoli Piceno – “La crisi industriale del nostro territorio la pagano in maniera più pesante i lavoratori in somministrazione, che sono i più precari dentro l’azienda. Essere precario è uno status che impatta la lavoratrice e il lavoratore non solo nella vita lavorativa ma gli rende difficilmente programmabile anche la vita privata. Lo dimostra con quanto poco preavviso i lavoratori della Pfizer si sono visti interrompere la missione. Riteniamo necessaria una generale campagna di stabilizzazioni nelle aziende di tutta la provincia perché gli “interinali” non sono lavoratori di serie B, ma contribuiscono alle produzioni aziendali tanto quanto i lavoratori diretti, motivo per cui meritano le stesse tutele”.